Giovanissima, napoletana, curiosa e intraprendente.
Il sogno di Sara nasce dopo un lungo viaggio in Australia.
►Sempre alla ricerca di un’idea per mettersi in proprio e ampliare le sue vedute, Sara trova nella east coast australiana, con il suo stile di vita sano e dinamico, l’ispirazione! Un modello ibrido, un modo nuovo di presentare e offrire il sushi che coniuga prezzo, velocità e qualità, ma anche benessere e bellezza degli spazi. Una pausa in un giardino giappo, un’esperienza tra i colori e il profumo dei wrap. Una piccola oasi inaspettata, molto diversa dalla solite proposte di cibo tradizionale che offre la passeggiata napoletana per eccellenza: via Toledo.
Abbiamo chiesto a Sara come ha fatto a dare vita, partendo da zero, al suo Nami Sushi to go!
“Volontà è potere…Ispirati
Che cosa facevi prima di dare vita a Nami?
«Ho lavorato per cinque anni in un chioso di centrifugati e cibo bio a Napoli. Sono sempre stata molto attratta dal mio lavoro e, allo stesso tempo, sono sempre stata molto ambiziosa. Sapevo di voler allargare le mie vendute e aprire un’attività realizzata completamente da me, solo che inizialmente pensavo a qualcosa come un green bar, più vicino a quello che già facevo..poi durante un viaggio ho avuto una specie di illuminazione».
Così è nato Nami?
«Sì, mi trovavo in Australia e qui ho conosciuto un nuovo modo di presentare il sushi, un format inedito che dalle nostre parti non avevo mai visto! Una piadina di sushi arrotolata – “wrap” – da prendere a morsi senza la necessità di sedersi: da gustare ovunque e a prezzi assolutamente democratici. Ho iniziato ad osservare, ad abbracciare questa idea..ho cominciato a fantasticare e a immaginare i roll tra le mani della gente per le vie di Napoli dove c’è tantissima offerta di cibo tradizionale, ma una cosa del genere no: non l’avevo mai vista!».
Come sei passata dall’idea al progetto?
«Ho rubato con gli occhi tutto quello che potevo dal punto vendita australiano, cercando di capire come lavoravano e, sul posto, ho iniziato a costruire i primi menù, a dare un nome al mio progetto, a disegnarlo davvero! Quando sono tornata a Napoli ho messo tutto nero su bianco, non mi sono abbattuta: ho cercato soluzioni. Così, per prima cosa, ho fatto un corso di cucina giapponese di sei mesi con uno chef privato; dopo di che ho iniziato a formare un team, un menù completo e a definire in maniera operativa tutto. Ho realizzato Nami nel locale dove pensavo di aprire il green bar e a luglio abbiamo spento la prima candelina».
Qual è l’offerta di Nami? Per cosa si caratterizza?
«Nami è un format “fast” ma di qualità che combina sapori e i concetti più innovativi del food delivery. Siamo partiti solo con la piadina di sushi poi le idee, la voglia di crescere..hanno fatto il resto, diversificando l’offerta. Lo scorso inverno abbiamo introdotto l’udon un tipo di pasta prodotto con farina di grano tenero, tipica della cultura asiatica. Viene servita in brodo ed è adatta a un pubblico vegano, vegetariano o intollerante al glutine. Grazie al concetto di personalizzazione i clienti possono comporre le loro box in base alle proprie tasche e i propri gusti, creando combinazioni tutte da esplorare. Questa estate abbiamo, invece, introdotto la poke bowl: una ciotola di riso freddo sempre personalizzabile».
Sei partita come principiante del settore..avrai sicuramente incontrato numerosi ostacoli, come sei riuscita a superarli?
«Gli ostacoli non mancano mai, ma si superano pensando positivo e riponendo fiducia nel prodotto proposto. Io credo con tutta me stessa nel mio format. Sono convinta di aver portato in città una formula nuova e apprezzata. Ne danno conferma, ogni giorno, i miei clienti tutte le volte che ci scelgono e chiedono “dove possono trovare Nami vicino casa?”».
Su Instagram ti definisci “mamma di Nami”. Cosa vedi nel suo e nel tuo futuro?
«Continuerò a sperimentare e a testare per alzare sempre di più l’asticella e, quando io Nami saremo pronti, punteremo al franchising e a nuovi punti vendita di proprietà».
Che consiglio daresti a chi desidera fare impresa?
«Fate impresa solo se credete davvero nel servizio o nel prodotto che offrite. Io ho creduto e credo ancora nella mia intuizione, ma ci vogliono forza e volontà, altrimenti, molto meglio una vita da dipendente».
ヅ La storia di Sara ti ispira? Condividila e fai tesoro dei suoi suggerimenti. Fare impresa è possibile!