Lo dice anche il neuromarketing.
Personalmente l’ho sempre pensata in questo modo e non sono la sola. Fare comunicazione oggi non vuol dire abbandonare il “vecchio” mondo analogico! Ma, se a dirlo sono i press-officer o chi, per fortuna, lavora ancora nel buon vecchio settore della carta stampata qualche sospetto da parte del cliente c’è!
E allora oggi vi presento sinteticamente il pensiero del neuromarketing, quella disciplina che fa incontrare neuroscienze (lo studio che si occupa del cervello) e marketing. Anche se i lettori trascorrono sempre più tempo usando dispositivi mobili e anche se, fin dall’inizio di questo secolo, si è parlato della morte della carta, il contenuto su carta colpisce i nostri cervelli in modo diverso e molto più potente, lasciando un’impronta profonda che fa bene alla reputazione e aumenta la fiducia del consumatore nei confronti del brand o del professionista che decide di posizionarsi e investire su questo supporto.
Nel sovraccarico informativo a distendere il nostro pensiero è la carta!
E le scoperte più interessanti arrivano dagli studi di Roger Dooley, che hanno dimostrato come cambi il ricordo e la risposta emotiva per gli annunci e le informazioni proposte su mezzi fisici.
Studiando le scansioni celebrali si è osservato come la carta conservi ancora alcuni vantaggi con cui i bit immateriali non possono competere. Basti pensare alla sua natura tattile e al coinvolgimento sensoriale ed emotivo che da essa deriva. Tutto questo causa una risposta emotiva nel cervello maggiore dalla stessa informazione trasmessa su uno schermo. E anche i metodi di stampa riflettono questo concetto. «I documenti pensati per fare colpo sui destinatari» si legge nel capitolo 4 del libro di Roger Dooley edito in Italia da Apogeo, «vengono sempre stampati su carta più pesante e a volte hanno caratteristiche aggiuntive come un pesante strato di verniciatura o plastificazione che aumenta la percezione di pesantezza. Anche il peso, quindi, potrebbe avere un ruolo nella questione “carta contro digitale”» che ha molta attinenza anche con quei processi che fanno di una rivista “pesante” e patinata un magazine di prestigio.
Questo vuol dire che avremo mezzi di comunicazione cartacea intorno a noi per ancora molti anni e che Internet, se pensato come un alleato della carta e non come il suo acerrimo nemico, può fare molto per la sua rinascita.
Il modo migliore è quindi quello di non abbandonare del tutto la carta, come mal suggeriscono spesso molti, ma utilizzare il giusto mix di media per cercare di sfruttare a pieno i vantaggi dell’uno e dell’altra in un’ottica crossmediale.
Questa settimana sul blog – e sulla mia pagina Instagram -, parleremo proprio di imprenditoria legata alla carta stampata, del mondo delle free-press, di quanto possano essere di supporto e una gran risorsa per le realtà locali spesso trascurate da quotidiani a pagamento e agenzie di stampa. Come distinguere la “buona free-press” da quella “cattiva”, perché investire in adv su free-press, come iniziare se si vuol fare questo mestiere e quale futuro ha di fronte a sé. Ne parleremo con diversi esperti del ramo e imprenditori, ma anche con giovanissimi che stanno investendo tutta la loro vita in un’impresa di carta! E il ruolo dei press-officer e degli addetti stampa come si inquadra in questo contesto? Be’, più in là, scopriremo e parleremo anche di questo!