Audrey Hepburn senza Hubert de Givenchy sarebbe stata l’icona di stile che ancora oggi conosciamo? E cosa ne sarebbe della magia dei photocall sui red carpet se i look delle celebs venissero lasciati al caso?
Senza gli stylist: studiosi, curiosi, creativi, frenetici, intercettatori di stili e anticipatori di tendenze moda e star system – due mondi che continuano a flirtare -, non sarebbero gli stessi. E allora…chi sono questi insider silenziosi? Come svolgono le loro giornate? Che cosa bisogna studiare per cominciare? Come nasce un look memorabile?
►Lo abbiamo chiesto a Stefano Guerrini, enciclopedia parlante della moda. Pozzo di aneddoti dagli esordi curiosi, fashion editor dal 1998 e contributor per testate online come GQ, Cosmopolitan e IoDonna, oggi insegnante di moda contemporanea, editoria della moda, styling e fashion culture presso lo IED e founder, nel 2010, della webzine webelieveinstyle – contenuta oggi all’interno del sito stefanoguerrini.vision -, in cui sintetizza in maniera intelligente e mai banale come la moda può essere tutto questo: ricerca culturale ben lontana dall’etichetta della frivolezza.
I tuoi primi passi nel mondo della moda sono particolari. Laureato in medicina a un certo punto cambi percorso..
«Sai? Le passioni trovano sempre il modo di bussare alla tua porta, non puoi eternamente fuggire da quello che sei. Da grande appassionato di moda, pur avendo studiato altro, ho trovato il modo per rivedere i mie piani, ma erano altri tempi..oggi si esordisce in maniera diversa».
E come si comincia? Sai cosa pensa la maggior parte delle persone? Che si tratti di un mestiere per ricchi con un certo giro di conoscenze. È davvero così?
«Quando si parla di lusso o di mondi che si legano a cose molte costose capisco che possa esserci un pregiudizio, ma non è così. È vero che ci sono quelli che hanno porte aperte più di altri per conoscenza, cultura o predisposizioni familiari, non meno però del figlio di un grande avvocato piuttosto che di un importante medico. È un preconcetto radicato soprattutto in Italia dove la moda, in generale, e le sue professioni vengono spesso associate alla ricerca del frivolo, dimenticando quanto invece essa passi per la storia e la cultura del nostro Paese; oltre ad essere fonte di lavoro per tantissime persone. Ricordiamoci anche che la più grande stylist vivente al mondo Grace Coddinngton, ex creative director di Vogue America, ha iniziato provenendo da un paesino sfigato inglese. Ha mosso i primi passi facendo la modella, non era assolutamente una donna ricca e, dopo un incidente, ha iniziato a fare la stylist. È una questione di “fame”, passione e talento, tre ingredienti alla base di ogni successo».
Quindi un ragazzo dei nostri tempi da dove deve iniziare?
«Da un percorso scolastico! Bisogna avere cultura del mestiere per comprenderne, innanzitutto, una serie di passaggi. La scuola oggi ti offre la possibilità di entrare in contatto con i professionisti del settore, ti racconta come “funziona” questo mondo e ti fornisce la giusta “cassetta degli attrezzi” per entrare, un passo alla volta, negli ambienti e muoverti all’interno del sistema. Io stesso mi circondo dei miei studenti per moltissimi lavori. Si inizia frequentando specifici corsi, poi ci sono le eccezioni, persone che iniziano affiancando una figura specializzata, ma chi possiede un’importante formazione culturale e artistica è molto più facilitato».
Cos’è per te la moda?
«Va fatto un distinguo. Se parliamo di uso quotidiano è qualcosa probabilmente di fast e poco incisivo, mentre, la moda è un linguaggio che ne contiene molti altri, espressione del tempo, della cultura e di un gusto socialmente determinato. Il modo in cui ci abbigliamo comunica e sintetizza la personalità di chi sceglie un certo abito. Ci vestiamo per dimostrare ciò che siamo o per attribuirci un’identità diversa, per comunicare costantemente stati d’animo e affermare le nostre preferenze o la nostra diversità. Se guardiamo al linguaggio e alle ripercussioni sociologiche e psicologiche, parlare di moda non sembra più così frivolo».
Che cosa fa concretamente lo stylist?
«Racconta una storia, scrive una sceneggiatura, anche quando sembra che non sia così. C’è un lavoro di ricerca e comunicazione enorme dietro lo stile o l’immagine di una linea di prodotto o di una celebrità che si affida a una figura come la mia».
Come si inizia a lavorare con le star?
«Bisogna cercare di fare un’esperienza di lavoro nel reparto “celebrities” di un brand, o in un’agenzia di moda e assorbire il più possibile. Non fermarsi mai, essere curiosi, sempre aggiornati sulle ultime tendenze, studiare le star, come si muovono e che cosa amano. Quando una celebrity chiede al suo stylist di aiutarla, magari per un giro di red carpet, si fa un percorso su di lei. Devi essere consapevole di chi stai vestendo, capire chi hai davanti, ci vuole conoscenza del personaggio e di cosa rappresenta in quel determinato momento storico e per il pubblico: anche qui, stai mettendo in moto uno storytelling».
Parliamo invece di fashion influencer, la maggior parte dei ragazzi di oggi sogna una carriera social alla Ferragni. Fioccano corsi crescita su Instagram, ma come si diventa influencer del ramo? Sono davvero così richiesti?
«Davvero? Non so nulla di questi corsi di crescita e nemmeno ci credo! Oggi il web è abbastanza saturo di personaggi però salta sempre fuori uno che funziona. Per spiccare nel mare magnum dei social, soprattutto, bisogna possedere una personalità pazzesca e dei contenuti di valore. Quando ho iniziato io, per esempio, che non ho un seguito acquistato, i blog di moda nemmeno c’erano. È un mondo che va veloce, in continuo cambiamento, oggi ci sono Tik Tok e Instagram, domani probabilmente ci sarà qualcosa di diverso..non sappiamo ancora cosa, ma per funzionare si deve essere reali fino in fondo, vale per il social come per chi fa blogging».
Cioè? Chi fa il blogger secondo te cosa deve fare?
«Conoscere l’argomento, perché quello che scrivi può essere verificato, pertanto, deve essere supportato da uno zoccolo culturale vero e valido. Scrivere per Internet anche se ti dà il permesso di comunicare con un linguaggio diverso, più confidenziale, non ti autorizza ad improvvisare. Vale la stessa regola dei cartacei che, permettimi di dire, per fortuna sono ancora vivi e vegeti! Chi diceva che Internet avrebbe ucciso i giornali non ci ha azzeccato».
Consentimi di utilizzare il tuo parere professionale per dare consigli. Oggi chi ha un brand di moda che cosa deve fare per lanciarlo sul mercato? Come possiamo superare questo tempo di crisi?
«Oggi bisogna avere una forte presenza social, idee sempre nuove, essere attivi e dinamici, conoscere bene il prodotto che si ha tra le mani e trovare il modo corretto di comunicarlo alle persone giuste, alla propria nicchia di mercato. La gente non viene da te se stai fermo! La crisi, invece, spero si possa superare con l’utilizzo della creatività. In questo momento storico bisogna dare il doppio! Penso a quello che ha fatto Balmain durante il lockdown, portando la couture sulla Senna: uno show che entrerà nella leggenda. O a Jacquemus e alla sua meravigliosa sfilata in un campo dorato di grano: uno spettacolo!».
Ultima domanda: oggi la moda è velocissima, esistono ancora icone che dettano lo stile?
«Ti correggo, la moda va veloce ma ritorna sempre, quindi, mai dare via i capi migliori! Quello che è destinato a non durare è il fast fashion. Riuso e recupero sono le nuove parole d’ordine e..il vintage sta per tornare! Una icona di stile? Rihanna! È un personaggio molto funzionale alla moda e non è un caso che il suo marchio “Fenty” sia entrato a far parte della multinazionale LVMH che comprende marchi come Dior, Fendi, Givenchy o Marc Jacobs».
E in Italia?
«Lo so, qui dirai: scontato!
Ma in Italia ci ha saputo fare Chiara Ferragni. Certo icona è un parolone che preferisco associare a nomi come Madonna, ma si tratta di una vera influencer e di un’influencer “vera” anche per i messaggi che, ultimamente, lancia insieme a suo marito. Un altro nome che ha tutte le credenziali per diventare iconico è Elodie, spero che qualcuno la aiuti in questo. Penso poi a Levante..anche se temo abbia ancora paura di osare. Sul podio, tra gli uomini, c’è invece Achille Lauro. Un personaggio che, negli ultimi anni, abbiamo guardato tutti tantissimo e che continua a dire tanto grazie anche al lavoro di Nicolò Cerioni, la mente dietro la sua immagine: un mix di teatralità e spettacolo. Per durare non devi essere solo, il team è fondamentale! Devi avere accanto le persone giuste, con le antenne giuste, aperte, curiose, che guardano dappertutto. La moda è ovunque, la moda ti segue, l’ispirazione si trova anche nelle piccole cose».
Di Daniela Iavolato
©PHOTO
La foto di Stefano Guerrini è di Alisson Marks
Le foto nell’articolo sono di Carlo William Rossi e Fabio Mureddu
Styling Stefano Guerrini